Power Tools Strange Meeting 1987



Power Tools ‎– Strange Meeting Label: Antilles New Directions ‎– 90627-1, Antilles New Directions ‎– 7 90627-1, Antilles New Directions ‎– AN8715. Power Tools Biography by Ron Wynn + Follow Artist. Experimental, hard-edged and intriguing trio that links surging rock, free-form jazz and funk.

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Il chitarrista Bill Frisell (nato a Baltimore nel 1951, ma cresciuto a Denver) è in qualche modo un nostalgico all'interno della musica improvvisata degli anni '90: cresciuto nell'era di Jim Hall e Jimi Hendrix, non può fare a meno delle innovazioni tecniche da questi prodotte, ma resta affezionato soprattutto alle musichette umili e popolane del folklore urbano, alle elegie che lo accompagnano dai tempi di Rambler e Lonesome. Nella più fiera tradizione della transavanguardia rock Frisell eredita la felice fantasia degli artisti di mosaici e di murales, ma con il genio deformante dei pittori cubisti.

Nato in Maryland ma cresciuto in Colorado, e allievo di Jim Hall, Bill Frisell (1951) si fa le ossa nel trio di Paul Motian, con il quale incide sei album.

Frisell's solo debut album, In Line (ECM, 1983), highlights his guitar style, that borrows both from the steel guitar and from Hendrix's distortions. It also introduces an introverted poet of music. His roots are quite traditional: the quiet melodic excursions of Start and Godson Song (that frame the collection at the beginning and at the end) are redolent of many folk and church motifs. But he revisits his roots in a futuristic and surreal way, pushing it into an unmarked and unguarded psychological territory. Throughout is almost new-age music, a sequence of delicate and hypnotic patterns that achieve an almost spiritual quality. The dual-personality Smile On You has two flows of sound, one bluesy and one dreamy, one side antagonizing but also inspiring the other. The impressionistic watercolor of In Line juxtaposes a subdued repetitive pattern and rapid-fire chords in an exotic language. The celestial glissando of Beach, the album's standout, creates a cosmic vision of whirling nebulae and supernatural beings; ambient music for astronauts.

Il suo virtuosismo risalta anche dai duetti alle chitarre più svariate con Vernon Reid di Smash & Scatteration (Minor Music, 1985 - Ryko, 1986), in particolare quelli pervasi dalle atmosfere degli anni ruggenti (Size 10 1/2 Sneaks, Last Nights Of Paris). L'uso del sintetizzatore non è invece quasi mai felice (Burden of Dreams sembra una satira delle fughe di Bach), e gli esperimenti più astratti (Fr Fr Frisell e la lunga Black Light) si perdono in quisquilie che fanno sembrare Robert Fripp un Beethoven della chitarra.

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Con la storica collaborazione con Tim Berne su Theoretically (Empire, 1984 - Minor Music, 1986), Frisell si afferma definitivamente come una delle chitarre più creative dell'era.

Ma le composizioni di Rambler (ECM, 1985) per tuba (Bob Stewart) e tromba (Kenny Wheeler), che solo saltuariamente indulgono in temi di jazz-rock convenzionale (Tone, Resistor, e soprattutto Strange Meeting), sembrano rifarsi più alle bande marcianti (Music I Heard), alle orchestrine dei caffè (il tango struggente di Rambler 'cantato' in coppia dalla slide di Frisell e dalla tromba di Wheeler), ai combo dei Sixties (la melodia nostalgica di When We Go) e alle colonne sonore del cinema (la suspence gotica di Wizard Of Odds) che al jazz d'avanguardia. La formazione, completata da Paul Motian alla batteria, lo spinge lontano dalle atmosfere evanescenti di In Line ed esalta l'intricata qualita' polifonica delle sue composizioni. Primo compiuto saggio della sua romantica trasgressione, questo disco segna l'inizio di una delle carriere più geniali del nuovo jazz.

Frisell si afferma dapprima come il Ry Cooder del nuovo jazz, appena più umoristico e dissonante, decisamente meno calligrafico. Nell'album Lookout For Hope (ECM, 1988), con Hank Roberts al cello e Joey Baron alla batteria, infatti, sfilano brani come il valzer-reggae ubriaco Little Brother Bobby, il country and western da camera Handdog, il surf caraibico alla Penguin Cafe Orchestra di Alien Prints e soprattutto la romantica ballata tex-mex Lonesome, che continua l'epica alla Morricone di Rambler. Fra le perle del disco si contano anche pastiche indecifrabili come Lookout For Hope e Remedios The Beauty, nei quali si colgono citazioni folk e rock ma come deformate e disgregate da un labirinto di specchi. Lo stile chitarristico è maturato in un singolare 'surf-jazz' che prende inflessioni dal rock strumentale degli anni '50 e '60 e ne stravolge la semantica in appassionati assoli improvvisati, in grovigli inestricabili di accordi gettati alla rinfusa. I suoi duetti con il violoncellista Hank Roberts e il bassista Kermit Driscoll trasformano l'ensemble in una string band poli-etnica. Joey Baron, un fuoriclasse della batteria, non meno 'scapigliato' dei compagni, completa il quartetto più creativo del nuovo jazz.

Alla carriera 'seria' del quartetto, Frisell alterna però un'attività semi-clandestina di 'heavy metal jazz' nel trio Power Tools formato con Ronald Shannon Jackson e Melvin Gibbs, esorditi con Strange Meeting (Island Antilles, 1987). Strange Meeting e Wadmalaw Island marchiano a fuoco quell'esperienza con le distorsioni 'ambientali' di Frisell, pronipoti della psichedelia e cugine della new age (come dimostra anche la soave melodia cubista di When We Go). I tocchi leziosi, le manfrine atonali, i twang onirici, i timbri provocanti fanno del chitarrista un intrattenitore impareggiabile, anche quando indulge in glissando paradossali (Unscientific American, The President's Nap) e in cacofonie dispersive (Wolf In Sheep's Clothing), capace di innalzare a musica d'atmosfera persino spaventose aberrazioni come Howard Beach Memoirs.

Le sette vite di Frisell ne comprendono anche una con John Scofield e Peter Erskine nel quartetto Bass Desires di Marc Johnson e una a far da spalla a jazzisti estetizzanti come Jan Garbarek e Eberhard Weber.

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Power Tools Strange Meeting 1987Power tools strange meeting 1987 1992

Power Tools Strange Meeting 1987 1992

Il compositore giunge a maturazione con Before We Were Born (Elektra, 1989), sul quale Frisell alterna deliri tecno-abrasivi, come nella title-track (con Arto Lindsay alla chitarra, Baron alla batteria e Peter Scherer alle tastiere, un quartetto che è una contraddizione in termini), a lunghe, esilaranti jam-collage di vaudeville, musica da circo, swing da balera, blues-rock, dissonanze clownesche, ragtime e bandismi zappiani, come Some Songs And Dance (con Julius Hemphill al sax e Doug Wieselman al sax, oltre ai soliti Baron e Roberts), toccando vertici di assurdità nelle pirotecniche variazioni su tema western di Hard Plains Drifter (con John Zorn alla regia), che passano da un bluegrass mozzafiato a un feroce heavy-metal, da una sonata per violoncello a un blues strascicato, da una serenata hawaiana a un baccanale dissonante, e nella non meno demenziale e cacofonica Lone Ranger, con un assolo vomitevole a ritmo industriale. Al di là delle trame rocambolesche e dell'approccio metalinguistico, Frisell viene accomunato a Thelonious Monk per lo humour affabile delle sue melodie e gli inciampi bizzarri dei suoi ritmi. Sia come sia, abbandonato il languido bozzettismo dei dischi precedenti, Frisell si volge ad affreschi di portata michelangiolesca (Hard Plains Drifter e Some Songs And Dance) nei quali decenni di musica sfrecciano rapidamente come in un coma sonoro.